Il costo del carburante continua ad aumentare e il conflitto ucraino fa presagire ulteriori rincari nei prossimi giorni.
Secondo l’Osservatorio Economico AFORISMA, il rialzo del costo del carburante schizzerà a livelli mai visti prima. Per trovare prezzi alla pompa così elevati occorre tornare al marzo del 2013 quando la benzina superò i 1,800 euro al litro.
Rincari generali
In particolare, riguardo alla benzina, dal prezzo medio di 1,0827 euro dell’anno 2000 si è arrivati al prezzo di 1,8499 rilevato il 21 febbraio scorso. Gli incrementi delle ultime settimane sono stati i più repentini, tanto da aver già superato quelli in sequenza registrati l’anno scorso. Riguardo al gasolio, da 0,89 euro si è arrivati ora a 1,72 e per il Gpl da 0,54 a 0,81 euro.
Una nuova Austerity?
Nel dicembre 2011, il Governo Monti fece schizzare in alto le accise: in un solo giorno, di 10 centesimi al litro per la benzina e di 14 per il gasolio. Non solo in quegli anni, ma la gran parte degli aumenti è da attribuirsi alle maggiori imposte. In Italia, il prezzo dei carburanti è costituito dal prezzo industriale e da una componente fiscale, su cui pesano l’accisa e l’Iva. L’accisa è un’imposta fissa che grava sulla quantità dei beni prodotti, al netto delle addizionali regionali. Nella storia d’Italia, il suo ammontare è variato una quindicina di volte allo scopo di fronteggiare finanziariamente diverse emergenze provocate da eventi naturali e non. Un’altra componente che incide sul prezzo dei carburanti è l’Iva. L’iva è un’imposta pari al 22 % che colpisce il valore dei prodotti soggetti ad accisa e che grava sulla stessa. Il margine lordo è la differenza tra il prezzo di vendita al netto delle tasse e il costo della materia prima e serve a remunerare tutti i restanti passaggi della filiera e degli altri oneri, tasse locali, tasse portuali, eccetera. Solo su questa voce, pari al 10% del prezzo circa, l’operatore può modificare il prezzo alla pompa.